Tra il 28 e il 29 aprile del 1945, dieci cittadini di Campagnola Emilia, undici cittadini di Castelnovo di Sotto e sei di Poviglio scomparvero dopo essere stati prelevati dalle loro case e conficcati nel Cavon di Campagnola. Per quarantacinque anni non è stato possibile recuperare alcuna salma; solo nel 1991, dopo la lettera aperta al Comitato per le celebrazioni del 25 Aprile di Flavio Parmigiani e dopo anni di ricerche è stato possibile recuperare i resti di diciannove delle ventisette persone scomparse, che hanno ottenuto finalmente una degna sepoltura, oggi riposano nel cimitero di Campagnola.
Il ritrovamento della fossa del Cavòun portò Campagnola agli “onori” dei telegiornali e dei giornali nazionali. Il Procuratore della Repubblica di Reggio E. affidò il recupero dei resti della fossa comune all’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Modena. Questo Istituto eseguì un’analisi accurata e minuziosa dei poveri resti, stabilì che si trattava di 18 persone e mezzo tra quelle uccise il 29 Aprile 1945; per 10 di queste l’Istituto arrivò anche ad una identificazione quasi certa. Da un rapido conto delle persone prelevate e uccise il 29 Aprile risultò evidente che nella zona del Cavòun doveva esserci anche una seconda fossa comune; questa venne cercata per qualche tempo ma inutilmente. Questa seconda fossa nel 1991 in effetti non esisteva più. Essa si trovava circa a metà della parte esterna del lato nord del cimitero di Campagnola. Nel 1972, proprio intorno a quella zona, vennero effettuati i lavori di ampliamento del cimitero, la fossa venne probabilmente “scoperta” e il suo “contenuto” fatto rapidamente sparire.