Padre Reginaldo Giuliani

Padre Reginaldo Giuliani, Medaglia d’ Oro nella Guerra d’ Etiopia.

” Non sarò mai costretto a scegliere fra chiesa e patria perché nel bene d’una ho sempre trovato il bene dell’altra.- E’ l’amore che si deve invocare in guerra non l’odio. L’odio è il figlio e padre della barbarie. L’amore, invece, sorge dalla civiltà e genera il bene e la pace. Oggi è la madre patria che si imporpora tutta con il sangue dei suoi figli, dei vostri fratelli il sangue che dice l’affetto ardente con cui si è amata e si ama la più bella di tutte le patrie.”

Padre Reginaldo Giuliani

Padre Reginaldo Giuliani nacque a Torino il 28 agosto del 1887, fu cappellano degli Arditi durante la prima guerra mondiale. Combatté in Trincea con gli arditi (della III Armata) meritandosi le medaglie di argento e di bronzo al Valor Militare . Sostituiva spesso gli ufficiali quando il reparto si trovava falciato dal nemico. Attraversò il Piave raggiungendo di isolotto in isolotto l’altra sponda e ritornò per fare altrettanto con un altro reparto. Prima di queste imprese “disperate”, si disse, si confessò da Don Celso Costantini nel caso fosse andata male.
Fu poi Fiumano con le Fiamme Bianche Cattoliche e partecipante alla Marcia su Roma, volle partire come volontario per l’ Etiopia all’ inizio della guerra , ritenendolo un dovere di famiglia, essendo il pronipote del Cardinale Massaia.

Nella Battaglia di Passo Uarieu con le Camicie Nere al comando del Generale Diamanti si fece onore soccorrendo i feriti, mostrando in alto il Crocefisso per rendere noto il proprio stato e compito. Nonostante questo fu ferito prima da una fucilata e successivamente un colpo di scimitarra ne fece scempio.

Questo il motivo della Medaglia d’ Oro al Valor Militare:

“Durante lungo accanito combattimento in campo aperto sostenuto contro forze soverchianti, si prodigava nell’assistenza dei feriti e nel ricupero dei caduti. Di fronte all’incalzare del nemico alimentava con la parola e con l’esempio l’ardore delle Camicie Nere gridando: “Dobbiamo vincere, il Duce vuole così “. Chinato su di un caduto mentre ne assicurava l’anima a Dio, veniva gravemente ferito. Raccolte le sue ultime forze partecipava ancora con eroico ardimento all’azione per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo Crocifisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano vibrato, troncava la sua terrestre esistenza, chiudendo la vita di un apostolo, dando inizio a quella di un Martire. Mai Beles, 21 gennaio 1936”.


Viene citato anche nel canto del legionario: “Sui morti che lasciammo a Passo Uarieu la croce di Giuliani sfolgorò”.

Nel 1937 fu pubblicato a Torino, postumo, il libro di memorie Croce e spada che raccoglie lettere ed articoli giornalistici scritti durante la guerra in Etiopia.

Nel 1939 la Regia Marina varò un sommergibile con il suo nome, classe Liuzzi.

Alla vita di Reginaldo Giuliani fu liberamente ispirato il film di Roberto Rossellini L’uomo dalla croce del 1942.

Esistono numerosi comuni italiani che hanno dedicato vie o piazze al suo nome.

Il suo corpo riposa nel cimitero di guerra italiano di Passo Uarieu.