GIOVANNI NINI

GIOVANNI NINI
Premosello (Novara) 13/1/1903 – Trieste 12/6/1920

Nato a Premosello il 13-1-1903, morto a Trieste il 13-7-1920.
Il 13-7-1920 in seguito ai fatti di Spalato, il Fascio Triestino di Combattimento invitava a comizio la cittadinanza per protestare contro le violenze jugoslave. Mentre l’on. Giunta parlava all’immensa folla che attenta ascoltava la narrazione degli avvenimenti, il cameriere Nini Giovanni, conosciuto nella città per i suoi nobili e alti sentimenti di italiano, veniva aggredito da alcuni individui e colpito alle spalle da tre pugnalate, in seguito alle quali poco dopo moriva.
La notizia fu conosciuta immediatamente e comunicata dall’on. Giunta alla folla, la quale già eccitata per i fatti di Spalato diventò esasperata. Si formò un imponente e tumultuoso corteo per la vie di Trieste. Giunto il corteo all’Hotel Blaklan fu accolto da colpi di rivoltella e da bombe a mano che partivano delle finestre e dal tetto di detto Hotel. I feriti furono parecchi: i più ardenti fra i dimostranti, giunti presso le saracinesche dell’albergo, dopo non lievi sforzi riuscivano ad abbatterle, ed entrati nei locali, appiccarono fuoco al mobilio. In breve tempo tutti i locali ardevano: chiamati i pompieri, questi non poterono che limitarsi a circoscrivere l’incendio. L’interno dell’albergo non era che un immenso rogo. Vennero in seguito devastati la sede della delegazione jugoslava, i locali del Banco Adriatico e della Cassa di Risparmio Croata, e iversi appartamenti di elementi croati.
Il giorno 16 ebbero luogo i funerali del Nini, funerali imponenti a spese della Federazione dei lavoratori della mensa con somme raccolte fra il personale degli esercizi pubblici.
Assisteva al funerale anche il padre della vittima[1].

In seguito ai fatti di Spalato (l’uccisione di Tommaso Gulli, comandante della nave “Puglia” e del motorista Aldo Rossi) il Fascio triestino organizzò una grande manifestazione di protesta. Mentre in Piazza dell’Unità parlava Francesco Giunta, il cameriere Giovanni Nini, noto per il suo patriottismo, venne mortalmente colpito da tre pugnalate, presumibilmente ad opera di uno jugolsavo. La notizia eccitò la folla che si diresse verso l’Hotel Balkan, in cui avevano sede le organizzazioni filo-jugolsave, e dopo un’aspra battaglia contro gli Sloveni che lo difendevano, lo incendiò[2].

 

[1] Partito Nazionale Fascista – Federazione dei Fasci di Combattimento Novara, “Biografie di Caduti per la Rivoluzione”, Stabilimento Tipografico Cattaneo, 1936 – XIV, pp. 19-20

[2]   Circolo Filippo Corridoni, “Per l’Italia. I Caduti per la Causa Nazionale (1919-1932)”, Edizioni Campo di Marte, Parma, 2002, p. 118