Figlio di Benito Mussolini, fu ufficiale della Regia Aeronautica, Medaglia d’Oro al Valore Aeronautico e due volte Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Figlio terzogenito di Benito Mussolini e di Rachele Guidi. Grande appassionato di aerei, a Bologna ebbe come compagno di studi Federico Cozzolino con cui divise passione e lavoro nella Regia Aeronautica. A 17 anni fu il pilota militare più giovane d’Italia. Fu anche uno dei dirigenti della compagnia aerea Ala Littoria e l’ideatore della LATI, Linee Aeree Transcontinentali Italiane, che coprivano la tratta Italia-Brasile.
Nel 1936 durante la guerra d’Etiopia venne assegnato, assieme al fratello Vittorio, alla 14ª Squadriglia Quia sum leo, conosciuta anche come Testa di leone. In questa campagna si guadagnò una Medaglia d’Argento al valor militare.
Nell’agosto 1937 partecipò insieme ad Attilio Biseo, con uno dei Savoia-Marchetti S.M.79 alla corsa aerea Istres-Damasco-Parigi. Il suo aereo concluse la gara al terzo posto, dopo un atterraggio di fortuna all’aeroporto di Cameri. Sempre con questa squadriglia, nel gennaio 1938 partecipò alla trasvolata Italia-Brasile.
Sempre assieme ad Attilio Biseo nel 1937 migliorò il primato di velocità sui mille chilometri, con carico di due tonnellate, ottenendo i 430 km/h. In questo frangente nacque la squadriglia dei Sorci Verdi, proprio da una battuta di Bruno Mussolini: ai presenti che criticavano gli S79 ribatté, infatti, “Storcete pure il naso. Quando gli S79 cominceranno a volare, vi faremo vedere i sorci verdi”.
Volontario in Spagna dal settembre 1937 al maggio 1938, Bruno Mussolini lanciò subito una pubblica sfida via radio ai piloti delle formazioni volontarie repubblicane, che venne accolto dal pilota statunitense Derek D. Dickinson, della formazione delle “Ali Rosse” (Alas Rojas).
Il 27 settembre i due piloti partirono rispettivamente da Palma de Maiorca (Bruno Mussolini, su un Fiat G.50) e da Castellòn de la Plana (Derek Dickinson con un Boeing P-26). Assieme a loro volavano due ricognitori, a fare da padrini al duello. La quota prescelta erano i 1000 metri.
Inizialmente inquadrato dalle mitragliatrici di Mussolini, Dickinson fu ferito ad una mano e non poté sventolare la sciarpa bianca di resa. Con una disperata manovra riuscì a portarsi sopra l’aereo di Mussolini e ad inquadrarlo a sua volta con le mitragliatrici. A questo punto il pilota italiano agitò la sciarpa, avendo il suo motore una panna.
Al rientro, il caccia di Dickinson aveva ricevuto 326 colpi e il suo pilota era ferito ad una mano, mentre l’apparecchio di Mussolini dovette atterrare in planata, poiché piantato in asso dal motore.
Il duello ebbe grandissima eco nella stampa di tutto il mondo
Durante la Guerra di Spagna, Bruno Mussolini fu decorato di una seconda Medaglia d’Argento.
Bruno Mussolini prese parte ai seguenti voli da record :
8 Luglio 1937. Classe C – Aeroplani velivolo : S.79
equipaggio : Biseo, Mussolini, Gadda
circuito : Fiumicino – Antignano – Ansedonia velocità : km/h 423,618
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 2000 kg.
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 1000 kg.
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 500 kg.
21 Luglio 1937. Classe C – Aeroplani velivolo : S.79
equipaggio : Biseo, Mussolini, Gadda, Risoluto
circuito : Osservatorio Vesuviano – Santa Marinella – Monte Cavo velocità : km/h 430,622
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 2000 kg.
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 1000 kg.
primato : Velocità su 1000 km con carico commerciale da 500 kg.
Fece parte anche parte dell’equipaggio del velivolo S.79CS I-BIMU (Biseo/Mussolini) che si classificò terzo nella corsa Istres-Damasco-Parigi (20/21 agosto 1937) e del velivolo S.79T I-BRUN (Mussolini/Mancinelli) che partecipò alla trasvolata atlantica Guidonia-Dakar-Rio de Janeiro (24 gennaio 1938).
Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu assegnato al 47º Stormo Bombardamento Terrestre di Grottaglie (TA) e Il 1 giugno 1941 trasferito a Pisa gli fu assegnato il comando della 274ª Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio (BGR), inquadrata all’interno del 46º Stormo con sede a Pisa.
A questa squadriglia erano stati assegnati i nuovi bombardieri quadrimotori Piaggio P.108B. Due mesi dopo, il 7 agosto 1941, proprio su uno di questi velivoli, perse la vita. I motori del suo aereo, mentre era in fase di atterraggio, subirono un brusco calo di potenza. Non riuscendo a riprendere quota l’aereo si schiantò poco dopo. Nell’incidente persero la vita anche il tenente pilota Francesco Sacconi e il maresciallo motorista Angelo Trezzini.
La salma di Bruno Mussolini fu trasportata da Pisa a Predappio con un treno speciale, tra due ali di folla ininterrotta, che salutava con il braccio teso, e alla presenza di alcuni ufficiali prigionieri della RAF, che vollero rendere omaggio al nemico caduto.
Mussolini in seguito alla morte del figlio subì un duro colpo e in seguito al quale, in poche settimane, scrisse il libro intitolato Parlo con Bruno
Bruno lasciò la moglie Gina Ruberti, (che morì nel 1946, annegata mentre faceva una gita in motoscafo sul lago di Como con un’amica e due ufficiali inglesi), e la figlia Marina ancora piccola.
Nel 1939 Bruno Mussolini era stato nominato Presidente della Federazione Pugilistica Italiana. Alla sua morte, la carica passò al fratello, Vittorio.
Benito Mussolini
“Parlo con Bruno”
« Aviatore di tre guerre, già volontario in Africa ed in Spagna, trasvolatore dei deserti e di oceani, più volte consacrato all’eroismo nella breve parentesi di una giovinezza audace, materiata di fede e di amore, di passione e di battaglie. È caduto al posto di combattimento con negli occhi la gioia dell’ardire, mentre effettuava un volo di prova su di un nuovo apparecchio da bombardamento a grande raggio; una delle più recenti conquiste per le nuove battaglie e per le nuove vittorie, come sanno dare solo i pionieri e gli eroi. Volendo dar maggiori glorie all’ala della Patria, le ha dato la vita»
Recita così l’elogio che accompagna la Medaglia d’Oro al Valore Aeronautico conferita a Bruno Mussolini, morto vicino a Pisa il 7 agosto 1941 a causa di una avaria al quadrimotore Piaggio108 che pilotava.
Questo libro si presenta come una lettera che il padre scrive al figlio morto, ripercorrendo le fasi della sua breve ma intensa vita.
Bruno, fin da piccolo, si è subito manifestato per la sua intelligenza e vivacità. Nato il 22 aprile del 1918 a Milano, crebbe con l’educazione tipica della gioventù del ventennio. Veniva attratto da tutto ciò che stimolava il suo spirito agonistico, soprattutto lo sport e la velocità. A scuola aveva ottimi profitti, senza sacrificare tutto il tempo allo studio. A 10 anni sapeva già guidare una moto, a 15 un’auto; a 17 anni, prese il brevetto di volo.
La passione per il volo caratterizzò quasi tutta la sua vita: partecipò con il fratello Vittorio alla campagna d’Africa; nel ’37 operò il suo primo volo su grandi distanze nella gara Istres-Damasco-Parigi , ottenendo un ottimo risultato; nel ’38, assieme al suo equipaggio “i sorci verdi”, compie la trasvolata oceanica in tempi record e viene accolto a Rio de Janeiro da una folla di 300 mila persone. Volle sempre essere trattato e rispettato per i sui meriti e non per essere il figlio del Duce. Ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui il Diploma alla medaglia militare spagnola per la guerra di Spagna. Ideò e realizzò il LATI (Linee aeree Transcontinentali Italiane), una linea aerea tra Italia e Brasile per il trasporto di merci e persone.
Allo scoppio della guerra, dopo qualche bombardamento aereo, si dedicò allo sviluppo dei veivoli militari fino all’incidente dove trovò la morte all’età di 23 anni.
Il libro è carico di sentimenti e stati d’animo. La voce che odiamo tra le sue righe non è quella virile ed imponente del Duce dell’Italia che parla alle folle oceaniche, bensì quella malinconica ma orgogliosa di un padre ferito dalla perdita del figlio.
Durante la lettura la mente vien spesso trasportata in una piccola stanza dove si scorge, illuminato da una candela, l’autore mentre riporta su carta le parole rivolte al figlio.
Riporto alcuni frammenti del libro:
“Persone che non ricordo mi accompagnano alla tua stanza. Tu sei là, disteso sopra un lettuccio, immobile, con la testa fasciata fino agli occhi chiusi. Le coperte ti coprono tutto sino al collo e sembri dormire. Sul tuo volto qualche macchia di sangue, ma i tuoi lineamenti sono intatti. Ti guardo, mi chino su di te, ti bacio. Non oso scoprirti! Bruno! Il mio Bruno! Brunone come ti chiamavo quando ti accarezzavo con violenza i capelli. Bruno, cos’è accaduto? Un campanello suona. Qualcuno mi dice che debbo andare al telefono. È Riccione che chiama. La madre di Bruno domanda.
– Che cosa è accaduto? Dimmi…
– Bruno è caduto dall’aeroplano stamattina. È morto. Ti mando un apparecchio. Vieni.
Mi giunge il pianto ineguagliabile di una madre, di tua madre, Bruno.”
“Tutte le volte che io ti ricevevo nella qualità di Capo, tu avevi il portamento di gregario. Questi incontri a Palazzo Venezia, in una officina, in un campo, mi davano una speciale emozione. Era un profondo duplice sentimento quello che provavo per te: mio figlio e mio soldato! Ed ero fiero dell’uno e dell’altro! “
“Il mio libro è finito, Bruno, ed io prendo congedo da te. Ho scritto un libro, ancora un libro, ed ora che sono giunto all’ultima pagina, uno strano pudore mi consiglierebbe di lasciarlo inedito, di non farlo circolare fra la gente, di non sottoporlo agli estranei e forse questo potrebbe essere anche il tuo desiderio, schivo com’eri della soverchia pubblicità. Ma questo libro non è un’apologia, non è un’esaltazione: è un racconto, un semplice umano racconto e come tale lo affido specialmente ai giovani perché traggano ispirazione dalla tua vita esemplare.
Il nome dei Mussolini ha avuto dal tuo vivere e dal tuo morire il sigillo di una nobiltà imperitura. Nelle molte generazioni dei Mussolini, vi è ora un giovane capitano che veramente , fascisticamente sdegnava «la vita comoda», che di tutte le attività scelse la più rischiosa, che servì in pace e in guerra l’Italia e che nell’adempimento del suo dovere di soldato morì. Tutto quello che io ho fatto o farò è nulla a paragone di quanto tu hai fatto. Una sola goccia del sangue che sgorgò dalle tue tempie lacerate e scorse sulla tua faccia impallidita, vale più di tutte le mie opere presenti, passate future. Poiché solo il sacrificio del sangue è grande; tutto il resto è effimera materia.
Solo il sangue è spirito, solo il sangue conta nella vita degli individui e in quella dei popoli: solo il sangue dà la porpora alla gloria.”
Giacomino Timillero