ADRIANO ROMUALDI (Forlì, 9 dicembre 1940 – Roma, 12 agosto 1973 )

“Esser di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo.
Esser di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.
Esser di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto «a ciascuno il suo» non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine, esser di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e — in nome di questa spiritualità e dei suoi valori — accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa.”

Adriano Romualdi era il figlio di Pino, il leader missino ex vicesegretario del Partito fascista repubblicano nella RSI. Allievo di Del Noce e di De Felice, avviato alla carriera accademica, oltre che collaboratore di quasi tutte le riviste neofasciste degli anni Sessanta, soprattutto «Ordine Nuovo», fu anche promotore di numerose iniziative editoriali e autore di una nutrita bibliografia che simboleggiò il fulcro dell’humus culturale dell’ambiente della destra neofascista a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. Romualdi può quasi sicuramente essere considerato uno degli allievi più originali di Julius Evola. Fu anche autore di un saggio monografico sul suo pensiero filosofico-politico che rappresenta una vera e propria testimonianza del magistero esercitato dal filosofo della Tradizione presso tutta la cultura della destra radicale europea dopo il 1945.
Fra gli studiosi del neofascismo italiano, unanime è stato il riconoscimento del ruolo politico ed ideologico decisivo svolto dall’opera di Romualdi. Quest’ultimo, infatti, è stato ritenuto un «autore acuto» e la «più forte intelligenza della destra radicale (non cattolica) italiana dopo Evola».
Romualdi, inoltre, coltivando interessi che spaziavano dalla Konservative Revolution all’archeologia e alle culture indoeuropee, rappresentò negli anni Sessanta e nel decennio successivo – fino alla sua tragica morte avvenuta in un incidente stradale, nel 1973, a soli trentatré anni – un punto di riferimento importante nella costruzione della “mappa” ideologica della destra radicale italiana.
Attraverso l’attenzione verso tutti questi temi così differenziati l’intellettuale perseguiva due obiettivi: svecchiare la destra radicale italiana, adeguandola alla nuova situazione storico-politica maturata in Italia e in Europa negli anni del secondo dopoguerra e, su un piano più generale, una riattualizzazione dell’esperienza del fascismo.