14 giugno 2015 : Rutilio Sermonti

« La guerra è diversa dall’addestramento, il fischio delle pallottole e il botto delle esplosioni fanno una paura paralizzante, ma come graduato dovevo fingere coraggio e sprezzo del pericolo e dopo qualche mese diventai davvero coraggioso. »

« Non mi sono sacrificato alla guerra perché certo della vittoria, ma perché era mio dovere farlo, ho sentito come una vocazione verso la patria spirituale dell’Europa e ho trascurato la mia incolumità, ora sono qui perché così ha voluto destino. »

Partecipò come Volontario alla Seconda Guerra mondiale. Fù sottotenente del Regio Esercito prendendo parte alla campagna balcanica. Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Sermonti si trovava in Grecia presso le Termopili dove comandava un reparto di controbanda che operava insieme a delle waffen SS.
Con il reparto di cui era al comando rifiutò la resa e si aggregò alle SS della 4. SS-Polizei-Panzergrenadier-Division venendo anche decorato con la Croce di Ferro di II classe. Aderì poi alla Repubblica Sociale Italiana e transitò nei reparti italiani come ufficiale del 3ª Divisione fanteria di marina “San Marco”.

Nel maggio del 1945 i partigiani si presentarono nell’abitazione milanese della famiglia Sermonti con l’intenzione di prelevare il giovane Rutilio che delle spie avevano segnalato indossare la divisa della RSI, ma come ricordò il fratello Vittorio era riuscito ad ingannarli mostrando una tessera anarchica. Il fatto colpì molto Vittorio che nel libro “Se avessero” dedicato al rapporto con il fratello prendendo a pretesto quel momento drammatico si pone la domanda “Se avessero, sparato a mio fratello?”.