LUIGI MAGNI

LUIGI MAGNI
Trecate (Novara) 8/3/1871 – Pavia 10/10/1920

Nato a Trecate il giorno 8 marzo 1971, morto all’ospedale di Pavia il 10-10-1920, di professione agricoltore e padre di sette figli.
Prima delle elezioni amministrative del 1920, mentre i capoccia socialisti esaltavano lo sciopero e lanciavano una sfida ai partiti che si prestavano a scendere in lizza e precisamente il 9-10-1920 cinque comunisti si recarono da Mede a Castellaro de Giorgi e nella stalla del Magni, ove questi con quattro figliuoli procedeva alla mungitura e governo del bestiame in sostituzione degli scioperanti, e gli intimarono di sospendere il lavoro. Respinti, essi ritornarono accompagnati da altri scioperanti che con numerosi colpi di rivoltella inveirono contro il Magni padre e i figli. Il Magni venne colpito all’addome: uno dei figli, mutilato di guerra, ebbe un braccio passato da parte a parte da una pallottola e un altro venne ferito alla testa e ad una mano. Mentre i feriti venivano ricoverati in casa, i fratelli Scevola, che abitavano nelle vicinanze, inviarono una carrozza a Mede per prendere il medico, ma questa venne – strada facendo – fermata dal gruppo che aveva assalito il Magni e che tornava glorioso e trionfante per il nefasto gesto compiuto e obbligava a ritornare perché i feriti non dovevano avere il medico. Fortuna volle che transitasse per Castellaro il medico di un comune vicino il quale prestò l’opera sua ai feriti, giudicando gravissime le condizioni del Magni Luigi. Trasportato all’ospedale di Pavia, cessava di vivere nelle prime ore del mattino seguente, lasciando un ricordo di bontà. Nelle sue ultime ore, preso dal delirio, egli ripeteva le parole importanti che aveva gridato ai suoi assassini, mentre questi imbestialivano contro di lui e i suoi figli[1].

Il 9 ottobre 1920, durante uno sciopero agrario, il Maggi era intento, con i suoi quattro figli, alla mungitura, quando un gruppo di sovversivi entrò nella cascina ordinandogli di interrompere il lavoro. Respinti, si ripresentarono in forze aprendo il fuoco su chi lavorava. Il Magni, ferito insieme a due figli, morì il giorno seguente nonostante le cure dei sanitari[2].

 

[1] Partito Nazionale Fascista – Federazione dei Fasci di Combattimento Novara, “Biografie di Caduti per la Rivoluzione”, Stabilimento Tipografico Cattaneo, 1936 – XIV, p. 15

[2] Circolo Filippo Corridoni, “Per l’Italia. I Caduti per la Causa Nazionale (1919-1932)”, Edizioni Campo di Marte, Parma, 2002, p. 101