Giovanni Berta, primo Martire Fascista

Fascista nelle squadre d’azione fiorentine, ucciso dai militanti comunisti durante gli scontri del Pignone. A lui il comune di Firenze dedicò lo stadio appena costruito, progettato da Pier Luigi Nervi: dopo la guerra, l’impianto fu ribattezzato Stadio Comunale e nel 1993 Stadio Artemio Franchi

Classe 1894, Giovanni Berta, detto Gianni, era figlio di un piccolo industriale metallurgico fiorentino.

Partecipò alla guerra italo-turca del 1911 ed alla Prima guerra mondiale, aderendo al termine del conflitto ai Fasci Italiani di Combattimento.

Il 28 febbraio 1921 alle 17.30, durante un tentativo delle squadre d’azione di forzare il blocco del Ponte Sospeso, venne circondato dai comunisti e gettato al di là del parapetto del ponte. Nel disperato tentativo di non cadere nelle acque dell’Arno, gonfie data la stagione, Berta tentò di reggersi al bordo del ponte, ma gli avversari lo colpirono a calci e bastonate sulle mani e in faccia, precipitandolo tra i flutti, dove sarebbe annegato.

Secondo la versione fornita da Roberto Farinacci, Berta, simpatizzante fascista ma non squadrista, venne invece sorpreso da solo nei pressi del ponte, con all’occhiello della giacca una spilla fascista, inseguito e quindi gettato in Arno dopo un pestaggio e il furto del portafogli. Mario Piazzesi riferisce le voci che si rincorsero in quei giorni convulsi di bocca in bocca e del ritrovamento il giorno dopo del corpo del giovane, con un vistoso segno di scarpone chiodato stampato in fronte.

Giovanni Berta, dopo la sua morte, viene insignito dal Fascismo del titolo di “Martire della Rivoluzione Fascista” ed il suo nome servirà ad infiammare gli animi degli squadristi e dei fascisti fiorentini. Verranno prodotte cartoline commemorative, canzoni e, dopo la Marcia su Roma, gli saranno intitolate strade, edifici pubblici, una dragamine (il “Giovanni Berta”, appartenente alla classe “Pellegrino Matteucci” della Regia Marina, prima unità italiana ad essere affondata durante la guerra) e un villaggio coloniale (Gubba, in Libia). La sua figura venne indicata agli studenti nelle scuole come esempio di abnegazione fino al supremo sacrificio durante tutto il Ventennio.