Aldo Tarabella

A loro egli lascia l’esempio della sua nobile vita. Nessun bene
Materiale. Gli uomini come Tarabella non ne hanno.

Seravezza (LU) 1 maggio 1894 – Brescia (BS) 2 aprile 1930
Nato a Seravezza1 in provincia di Lucca l’1 maggio 1894, da
una famiglia di commercianti. Nel maggio 1915, allo scoppiare
della grande guerra, Tarabella aveva solo 21 anni: “Innanzi
tutto la Patria!”, con queste parole, che i genitori lessero in una
lettera spedita dal fronte, egli annunciava la sua partenza. Fu
assegnato al 35◦ reggimento fanteria. Dopo tre anni passati a
forgiare il proprio spirito in condizioni estreme e debilitanti,
all’età di 24 anni, Tarabella scopre le qualità che contraddistinguono
un giovane ragazzo da un fervente e patriottico soldato,pronto a tutto per il ben di patria. Questa esperienza fece
affiorare le qualità di Tarabella a tal punto da, dopo aver superato
con successo il corso per allievi ufficiali, essere nominato
sottotenente ed assegnato al 272◦ reggimento. In questo reggimento,
di nuova formazione, Tarabella ebbe in comando una
sezione “pistole mitragliatrici”, un’arma di nuova dotazione,
automatica a ripetizione, tanto leggera da permettere di sparare
correndo verso il nemico. Promosso per merito Capitano,
Tarabbella sarebbe poi stato destinato al comando del plotone
dei reggimentale di Arditi2. Finalmente Tarabella incontra il
proprio destino al comando di un plotone. L’ammirevole condotta
militare, il coraggio, l’audacia, l’onore e lo sprezzo del
pericolo, sono tutte doti dimostrate sul campo di battaglia. Le
medaglie che Tarabella conquistò durante la sua vita militare,
di ciò sono le più ammirevoli testimonianze; per questo ne
riportiamo integralmente le motivazioni, che un tempo adornavano
le colonne del bel monumento funebre a lui dedicato al
campo 62 di Monza, scalpellate via dall’odio antifascista negli
anni ’703:
Altopiano di Bainsizza, 26 agosto 1917
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALORE
MILITARE
Comandante di una sezione di mitragliatrici pistole,
sotto il fuoco dell’artiglieria, dava bell’esempio di coraggio e di calmai suoi soldati, scaricando
personalmente l’arma contro nuclei nemici, uccidendone
molti e mettendone altri in fuga.
S. Volario – Natisone, 25 ottobre 1917
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE
MILITARE
Comandante di una compagnia, sotto il violento
fuoco nemico con sprezzo del pericolo, incitava
alla più strenua resistenza i suoi soldati e manteneva
con grande tenacia una difficile posizione contro
soverchianti forze avversarie. Ordinatogli di ritirarsi
effettuava il movimento nel massimo ordine,
esempio a tutti di energia, coraggio e fermezza.
Zenon di Piave, 19 aprile 1918
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALORE
MILITARE
Di notte, con pochi militari, compì la traversata
del fiume ingrossato dalle piene, ed esplorò per circa
un’ora e mezza il territorio occupato dal nemico,
lasciandovi come segno tangibile, una bandiera.
Bello esempio di audacia e di elevato sentimento
militare.
ZC.Marinello – Fagarè di Piave, 16 giugno
1918
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE
MILITARE
Comandante di una compagnia infondeva, col
suo mirabile esempio, nei dipendenti nobile slancio di coraggio e, trascinandoli con mirabile ardimento
all’assalto, occupava una fortificata posizione.
Non curante del grave pericolo, attraversava zone
intensamente battute. Ferito ad una gamba non lasciava
il posto di combattimento, che dopo essersi
assicurato che la difesa era ben sistemata.
Salgareda, 30 ottobre 1918
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE
MILITARE
Comandante di due reparti di arditi, li preparava
ad un’azione di guerra con animo pieno di
entusiasmo. Al momento dell’assalto, si slanciava
per primo incitando i suoi uomini con la parola e
l’esempio. Ferito al braccio sinistro, non abbandonava
il proprio posto se non quando il suo reparto
si era affermato nella posizione nemica. Spogliatosi
si lanciava a nuoto nel fiume, per dare ai suoi superiori
informazioni preziose sulla situazione. Medicato,
volle tornare ancora sulla sponda avversaria,
esempio a tutti di abnegazione e di profondo senso
del dovere.
S. Gervasio – Friuli, 4 novembre 1918
MEDAGLIA DÌ BRONZO AL VALORE
MILITARE
Con bello slancio ed esemplare calma guidava
all’assalto i suoi arditi in due aspri combattimenti,
sotto intenso fuoco, dimostrando alte virtù di comando.
Fra i primi, si gettava sull’avversario che
veniva al contrattacco e lo ricacciava, fugandolo. In aggiunta a queste medaglie venne anche insignito di due
nastri d’argento per le ferite di combattimento.
Congedato il 6 ottobre 1919, all’età di 25 anni, Tarabella
si iscrisse nei Fasci Di Combattimento di Milano. Questa
scelta fu dettata dal fatto che a guerra finita, i soldati tornati
dal fronte, trovarono solo disprezzo da quella gente che
avevano ardentemente difeso. Lui come molti altri suoi commilitoni,
trovarono in Mussolini una guida spirituale. Tornato
a Monza, ricominciò la sua attività di commerciante, si sposo
e ebbe dei figli. Non fu la famiglia a placare il suo ardore d’animo
e molti furono gli scontri, tra fascisti e socialisti, a cui
partecipò. Nelle strade di Milano come al fronte, Tarabella si
trovò in situazioni di pericolo. Rimase ferito in più occasioni;
tuttavia quello che veramente lo gli causava pena non era il
bastone che gli “accarezzava la testa” bensì la coscienza di essere
aggredito da colui che considerava un fratello, un italiano.
Facente parte delle squadre d’azione, il 28 ottobre 1922, partecipò
alla marcia su Roma e nel marzo del 1923 entrò nella
M.V.S.N. come semplice milite. In polemica con Mussolini [1]
venne radiato nel 1925 dalla Milizia. Il 28 ottobre 1928, il Duce
in persona, lo richiamò in servizio attivo nella M. V. S. N. col
grado di Console, nominandolo nel contempo Segretario federale
di Alessandria ed il 1◦ settembre 1929 lo promosse Console
Generale e lo assegnò al comando del VII Gruppo Camice Nere
che comprendeva la XV Legione “Leonessa” di Brescia, la
XIV Legione “La Garibaldina” di Bergamo e la IX Legione
“Cacciatori di Valtellina” di Sondrio. Un tragico 2 aprile 1930,
Tarabella si recò al campo di aviazione di Ghedi (BS). Nel
compimento del proprio dovere, partì a bordo di un velivolo
da caccia pilotato dal sergente Eros Rossi, per effettuare alcuni giri di ricognizione intorno Brescia. Poco dopo le ore 14 il
velivolo su cui volava Tarabella, si schiantò. Tutt’ora le cause
della tragedia sono sconosciute.
A lui è dedicata una via in zona Palmanova a Milano. Aldo
Tarabella, tre medaglie d’argento e tre di bronzo al Valore Militare,
una promozione sul campo e due nastri d’argento per ferite
in combattimento, nel corso della Prima Guerra mondiale;
è il caduto più decorato sepolto a Monza.