Luigi Gorrini (Alseno, 12 luglio 1917 – Alseno, 8 novembre 2014) fu uno degli ultimi grandi assi dell’aviazione della Regia Aeronautica, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Durante la seconda guerra mondiale gli sono accreditati 19 aerei abbattuti, 15 con la Regia Aeronautica e 4 con l’Aeronautica Nazionale Repubblicana, (ma alcuni autori gliene attribuiscono 24) e 9 danneggiati, tra Curtiss P-40, Spitfire, P-38 Lightning, P-47 Thunderbolt e B-17 “Fortezze volanti”. Le sue vittorie sono state conseguite ai comandi del biplano Fiat C.R.42 e dei monoplani Macchi M.C.202 Folgore e M.C.205 Veltro. Gorrini è stato il principale asso sui Veltro, con i quali abbatté ben 14 aerei nemici e ne danneggiò sei.
Biografia
Luigi Gorrini nasce ad Alseno, vicino Piacenza, il 12 luglio del 1917. Dopo l’infanzia sì arruolò nella Regia Aeronautica a 20 anni, nel 1937. Terminato il corso di pilotaggio presso la Scuola di Specializzazione di Castiglione del Lago, Gorrini fece richiesta di essere assegnato al 3º Stormo Caccia Terrestri, inquadrato nella 2ª Divisione Aerea Borea con sede presso l’aeroporto di Torino-Mirafiori. Il 17 giugno del 1939 ottenne il trasferimento al reparto ed integrato all’85ª Squadriglia del 18º Gruppo con il grado di sergente pilota. Servì con questa unità fino all’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943. Poi entrò nelle file dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR) fin quasi al termine del conflitto.
Nord Africa e Grecia
Gorrini arrivò in Nord Africa nel gennaio 1941. Proprio qui, in Libia, abbatté il suo primo aereo, il 16 aprile 1941, nel cielo di Derna, in Cirenaica. Ai comandi di un Fiat C.R.42 attacca due dei primi Bristol Beaufighter appena arrivati nel teatro del Mediterraneo. Ne abbatte uno e danneggia l’altro, sparando 1100 colpi. “Il CR 42 – ricorda Gorrini – era una macchina già superata. Un biplano di tela, senza corazze, con apparecchi radio e impianti d’ossigeno malfunzionanti. Era un gran bell’apparecchio in quanto a maneggevolezza, armato da 2 mitragliatrici da 12,7, mitragliatrici efficaci, ma gli inglesi ne avevano 8, anche se di calibro 0,30″. Il 29 maggio attacca due Bristol Blenheim sul cielo di Bengasi. Ne abbatte uno, che cade proprio davanti alla città e scaricò inoltre tutti i colpi che gli rimanevano su un secondo Blenheim che però riuscì ad allontanarsi”. Rimpatriato col suo reparto, fece il passaggio sul Fiat G.50 e sul Macchi M.C.200, riposò nell’inverno 1941-42 scortando convogli tra l’Italia e la Grecia”. Durante il ripiegamento dell’inverno 1942-43, ai comandi di un Macchi M.C. 202 tornò alla vittoria facendo precipitare a ovest di Sirte, il 3 gennaio 1943 un Curtiss P-40.
Nove giorni dopo, di scorta con altri piloti del 3º Stormo a M.C.200 caccia-bombardieri in azione su aeroporti britannici nella zona dello Uadi Tamet, abbatteva uno degli Spitfire della squadriglia dell’asso britannico Flying Officer Neville Duke del 92° Squadron e ne danneggiava un altro. “Finalmente, con il Macchi 202 avevamo un aeroplano competitivo. Certo che quando ci gettarono, durante l’offensiva, addosso nugoli di P-40 e di Spitfire, anche questa macchina non poteva fare molto. Lo Spit era un osso molto duro… aveva un mucchio di mitragliatrici, più due cannoncini da 20 mm ed era inoltre più veloce. Il 202 gli era decisamente inferiore in velocità ed armamento”.
La difesa di Roma
All’inizio del 1943, Gorrini fu uno dei piloti incaricati di trasferire i caccia francesi preda di guerra Dewoitine D.520 in Italia, destinati alla difesa della madre patria. “Trasferii diverse dozzine di Dewoitine D. 520 da vari aeroporti francesi e dalla fabbrica di Tolosa”, ricordava Gorrini. “A quel tempo, quando volavamo ancora con il Macchi MC.200, era una buona macchina, anche se non eccezionale. Paragonata al “Saetta” era superiore solo in un punto: il suo armamento con il cannone da 20 millimetri Hispano-Suiza HS 404.” Gorrini, che dal febbraio 1943 aveva ottenuto quattro vittorie confermate e una non confermata, ottenne, all’inizio dell’estate, uno dei tre Macchi M.C.205 “Veltro” assegnati al 3º Stormo (gli altri due vennero affidati all’asso Franco Bordoni Bisleri e al maresciallo Guido Fibbia), rivela le sue non comuni doti di pilota da caccia durante la difesa di Roma.
La sua serie di vittorie aeree ha inizio il 19 luglio del 1943, giorno del primo bombardamento nella storia di Roma. Gorrini, quel giorno, entra in azione con altri 37 colleghi piloti del 3º Stormo contro i 930 bombardieri e caccia di scorta dell’US Air Force impegnati nell’Operazione Crosspoint. Decolla da Cerveteri con la sua 85ª squadriglia, su un Macchi M.C. 202. Al largo di di Ostia, attacca la prima formazione di B-17 Flying Fortress. “L’ho visto cadere, non saprei l’ora precisa perché il combattimento era roba di minuti, ho fatto tre o quattro attacchi contro questo quadrimotore, ho provato a sparargli anche davanti, a tre quarti, e un bel momento l’ho visto andar giù… E’ caduto nella zona tra Sezze e Littoria.” Secondo altre fonti, il 19 luglio, abbatte, nel corso di una sola missione, un bombardiere quadrimotore Consolidated B-24 Liberator ed un caccia bimotore Lockheed P-38 Lightning (un altro P-38 danneggiato). L’indomani si ripete: “In un altro combattimento, il giorno dopo, martedì 20, un altro è caduto sull’aeroporto di Nettuno… Era un B-17, aveva ancora il carico di bombe. Io gli ho tagliato un’ala dopo due passaggi, però stavolta avevo il M.C. 205, e ho visto un bel momento la sua ala destra staccarsi dalla fusoliera e i motori che giravano e l’ala che andava via e così è andato in vite.” Subito dopo veniva attaccato da un P-38 di scorta: “Ho scartato, lui mi è passato davanti al muso… e con tutte le armi, mitragliere e cannoncini da 20, gli ho piantato un rafficone. E’ scoppiato…”
La caduta del governo fascista non ha decisivi effetti sul morale della Regia Aeronautica. “Dopo il 25 luglio, a dispetto dell’arresto di Benito Mussolini, il morale della mia unità restava alto e la mia personale disponibilità all’azione era totale. Nonostante i rovesci subiti in quel periodo, il nostro Stormo era l’unico ancora pienamente operativo per il combattimento. La mia sezione era stata destinata alla difesa di Roma. La maggior parte degli uomini della Regia Aeronautica non era interessata alla politica o ai partiti. Essi erano innamorati del volo e determinati a difendere la terra natale e dare la loro vita, se necessario, nel tentativo di arrestare il bombardamento delle città italiane.”
Il 13 agosto, Roma subisce il secondo dei due più pesanti bombardamenti della sua storia. Gorrini e i pochi altri piloti della 83ª e 85ª squadriglia posti a difesa della “città santa” si levano in volo dalle “strisce” di Palidoro, per intercettare i 409 – tra bombardieri e caccia di scorta – velivoli della Dodicesima Air Force. A 20 chilometri al traverso di Anzio, a 7.000 metri, intercetta la prima formazione di B-17 con i P-38 di scorta. Gorrini, su un Macchi M.C. 205, attacca uno dei quadrimotori rimasto defilato rispetto agli altri. Dopo diversi attacchi, il B-17 precipita: “Andò a cadere in mare tra Nettuno e Littoria, ma non potei seguirne la caduta perché mi attaccavano dall’alto i Lightning.” Gorrini riesce a disimpegnarsi, ma durante la sua seconda sortita contro la terza ondata di bombardieri, viene attaccato dai caccia di scorta ed è costretto a lanciarsi da 2.000 metri sulla zona Littoria-Sezze, dove atterra incolume. Secondo altre fonti, sempre il 13 agosto, al largo di Ostia, fa precipitare un altro B-24, ma viene colpito dai mitraglieri del bombardiere e deve lanciarsi con il paracadute su Sezze). Il 26 agosto abbatte un Supermarine Spitfire e, il giorno dopo, sotto i colpi dei cannoncini da 20 millimetri del suo Macchi M.C.205, cadono due B-24 che attaccavano Cerveteri. Uno dei cannoncini Mauser, surriscaldato, esplode danneggiandogli un’ala ma, nonostante esaurisca il carburante, sul fiume Volturno, riesce a pilotare il suo caccia come un aliante, fino alla base tedesca di Pratica di Mare. Tre giorni dopo, il 29 agosto, abbatte due P-38 e ne danneggia altri due. Il giorno seguente distrugge un altro quadrimotore B-17 e viene citato nel bollettino di guerra.
Il 31 agosto, ultimo combattimento sotto le insegne della Regia Aeronautica. Decollato dall’aeroporto di Palidoro con la sua 85ª squadriglia, si scontra a 8.500 metri, nel cielo di Napoli, con i Supermarine Spitfire di scorta a uno stormo di bombardieri U.S.A. Abbatte un Supermarine Spitfire (altri tre caccia britannici vengono dichiarati abbattuti dalla sua squadriglia) e danneggia un altro P-38 ma il suo aereo viene colpito e deve compiere un atterraggio di fortuna. Seriamente ferito, viene ricoverato in ospedale, dove lo sorprende l’8 settembre.
La Repubblica Sociale
Alla data dell’armistizio di Cassibile, Gorrini aveva sostenuto 132 combattimenti, conseguito 15 abbattimenti sicuri e 9 probabili, era stato ferito due volte, era stato citato più volte sul bollettino di guerra ed era stato proposto 6 volte per decorazioni, ottenendone 2.
Gorrini, come altri 6.996 altri volontari, risponde all’appello del tenente colonnello Ernesto Botto e raggiunge il Nord Italia per continuare a combattere contro gli alleati.
« Dopo aver volato per tre anni fianco a fianco con i piloti tedeschi, sulla Manica, in Nord Africa, Grecia, Egitto, Tunisia e – infine – sulla mia patria, avevo fatto amicizia con alcuni di loro, in particolare dello JG 27… non volevo fare la banderuola, per dire così, e forse sparare sui miei amici tedeschi. Inoltre, volevo proteggere le città del Nord Italia dai bombardamenti indiscriminati per quanto possibile. »
(Luigi Gorrini )
Il 23 dicembre 1943 si arruola nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, nel 1º Gruppo caccia “Asso di bastoni”. Il 30 gennaio di quel mese, nel cielo di Grado, ai comandi di un 205 abbatte un P-47 “Thunderbolt” del 325° Fighter Group di scorta a bombardieri americani della 15ª Air Force. La mattina seguente intercetta e fa precipitare nella laguna di Comacchio un P-38 da ricognizione basato a Bari Palese. L’11 marzo abbatte ancora un quadrimotore B-17. Il 6 aprile, a nord di Zara, Gorrini fa precipitare il suo secondo P-47 – appartenente al “Checkertail clan” – ma viene a sua volta abbattuto da un Thunderbolt, riuscendo a salvarsi col paracadute. Ed è proprio uno di questi caccia pesanti a colpirlo e ferirlo gravemente, il 15 giugno 1944. “Il mio ultimo combattimento fu quando venni abbattuto – ricorda ancora nell’intervista ad Andrea Benzi – era la V volta, a Reggio Emilia, con il 205. Ho sempre avuto nella RSI a disposizione il 205, qualche volta il Fiat G.55. Ci diedero l’allarme molto in ritardo e partimmo, ma non riuscimmo a fare quota a sufficienza e ci piombarono addosso: mi hanno abbattuto a Fogliano. Ho aperto il paracadute, ma nella caduta a terra ho battuto violentemente la schiena (mi fa ancora male) e persi conoscenza: intorno ci avevo i contadini con il forcone che forse mi credevano un inglese o un americano. Arrivò il maggiore Visconti a prendermi e con la sua auto mi portò dal nostro medico, il quale mi visitò e mi fece ricoverare all’ospedale a Reggio. Il medico a Reggio mi fece avere una licenza: ero ridotto male, vicino ad un esaurimento nervoso, e me ne andai a casa. Quando tornai stava tutto per finire.” Gorrini non volerà più, durante la guerra. La sua carriera di pilota da caccia finisce qui.
Egli stesso sintetizzò la sua carriera così: “212 combattimenti, 24 vittorie aeree individuali, 5 lanci con il paracadute.”
Nel corso del conflitto gli sono state assegnate due Medaglie di bronzo al Valore Militare e la Croce di Ferro tedesca di prima e seconda classe. Nel 1958 gli viene assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare, unico pilota dell’ANR ad aver ricevuto la più alta onorificenza delle forze armate italiane. Nonostante l’iniziale opposizione del Comando Alleato, riuscì a entrare nei ranghi della neonata Aeronautica Militare. La sua ultima unità fu il 50º Stormo[20], ma per la nomina ad ufficiale dovette attendere il pensionamento, nel 1979.
Come avviene per ogni pilota, alcuni degli abbattimenti di Gorrini, sia pure suffragati da testimonianze, non sono confermati dai registri delle forze aeree coinvolte. Come è noto, inoltre, tutti gli abbattimenti dei piloti italiani sono ufficiosi, in quanto la Regia Aeronautica – a differenza delle forze aeree alleate e tedesca – non teneva registri ufficiali delle vittorie dei propri piloti, preferendo attribuire gli abbattimenti all’intero gruppo.
Nel 2011 è stato realizzato un film documentario sull’esperienza bellica di Gorrini, dal titolo Il cacciatore del cielo diretto da Claudio Costa. Ha vissuto nel paese natale fino alla morte avvenuta nel 2014 all’età di 97 anni.
Onorificenze
Nazionali
Medaglia d’oro al Valor Militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al Valor Militare
«Audacissimo cacciatore del cielo, già distintosi per l’abbattimento di due aerei avversari, faceva rifulgere ancora le sue eccezionali qualità di combattente indomito, attaccando sempre e dovunque il nemico. In 132 combattimenti aerei col fuoco inesorabile delle sue armi abbatteva numerosi grossi bombardieri e ne colpiva efficacemente un numero ancora maggiore, prima di essere a sua volta abbattuto. Salvatosi col paracadute, ustionato ma non domo, tornava con coraggio inesauribile ad avventarsi contro l’avversario continuando a conseguire brillanti successi con l’abbattimento e il danneggiamento di altri aerei. Ineguagliabile esempio di ardimento e di dedizione alla Patria. — Cielo dell’A.S.I. – Egitto – Grecia – Italia, 3 giugno 1941 -31 agosto 1943.»
— 1958
Medaglia di bronzo al Valor Militare della R.S.I.
Medaglia di bronzo al Valor Militare della R.S.I. –
Croce di ferro tedesca di prima classe
Croce di ferro tedesca di seconda classe